Oggi mi concentro sul senso di scopo che, come scrive Daniel Pink nel suo libro Drive, è il terzo fattore alla base della motivazione intrinseca.
Nelle mie precedenti newsletter ho parlato dell’ autonomia e della padronanza, che sono i primi due dei fattori che stanno alla base della motivazione intrinseca.
Il senso di scopo è il desiderio di dare un contributo significativo, con la propria attività, al mondo a cui si sente di appartenere.
Lo scopo fornisce energia di attivazione alla vita secondo lo psicologo Mihaly Csikszentmihalyi
Questo è particolarmente vero se ci proponiamo di fare qualcosa che va al di là di noi stessi.
Il senso di scopo avvia anche la spirale virtuosa e faticosa della padronanza.
Solamente con un scopo condiviso le persone del team possono dare un forte contributo allo sviluppo di un prodotto.

Questo è purtroppo un aspetto molto trascurato nella gestione dei progetti di sviluppo di un prodotto.
Ci si concentra molto nella definizione puntuale dei requisiti e nella fase esecutiva.
Ci si concentra meno nella scomposizione delle cose da fare e nella loro pianificazione, e ancor meno nel mettere a fuoco lo scopo dello sviluppo di quello specifico prodotto.
Occorrono a giustificazione due premesse.
- è vero come dice Gary Hamel, che parole come efficienza, vantaggio, valore, focus, differenziazione non hanno la forza di scaldare i cuori
- è altrettanto vero che quando si sviluppa un nuovo prodotto non sempre lo scopo contiene fortissimi elementi motivanti.
Ho visto però che, se si rendono le persone partecipi dello scopo del progetto, e si da loro la possibilità di contribuire alla sua completa definizione, questo diventa fortemente motivante.
Per questo occorre evidenziare gli aspetti più stimolanti e nobili del progetto.
Per la mia esperienza il primo passo può venire dalla condivisione con il team di sviluppo dei canvas del prodotto da sviluppare.
In particolare il Lean Canvas, concentrandosi sulla ricerca della Proposta Unica di Valore contribuisce molto a definire lo scopo dello sviluppo di un prodotto.
Questi canvas sono costruiti con un team ristretto di persone molto focalizzate sul mercato e sul business.
Per questo i canvas sono generalmente poco dettagliati sugli aspetti tecnici della soluzione.
Questo è un grandissimo vantaggio, perché consente al team di sviluppo di dare il proprio contributo, perfezionando questi aspetti tecnici e qualche volta anche migliorando la proposta di valore.
Per esperienza personale vissuta in anni di sviluppo agile di prodotti fisici, posso confermare che questa fase di condivisione dei canvas sia importantissima.
Altrettanto importante è la fase molto creativa di scomposizione delle cose da fare o backlog e la loro prima pianificazione nelle iterazioni.
E’ di fondamentale importanza che a questa scomposizione partecipino tutte le persone del team comprese le persone della fabbrica.
Se non tutto è perfetto nei canvas, ci sono spazi per il team per contribuire e questo è un grande vantaggio.
Ancora una volta il meglio è nemico del bene.
Quanto più un prodotto è innovativo e senza precedenti riferimenti, tanto più il perfezionismo è inutile e dannoso perché anche i requisiti sono in evoluzione.