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Industria 5.0 – Quale organizzazione per mettere al centro le persone? 

La comunità europea promuove con Industria 5.0 un nuovo modo di fare impresa per portare valore non solo agli azionisti ma anche a tutti gli stakeholder. Nessuno solleva la domanda su quali siano i modelli organizzativi possibili per l’industria 5.0, che non possono essere quelli dell’industria 3.0 e 4.0.

Industria 5.0 secondo le direttive della Comunità Europea

La comunità europea promuove l’Industria 5.0 per ha come obiettivo di portare valore non solo agli azionisti ma anche a tutti i portatori di interesse dell’impresa.

Ciò che caratterizza questo modello di industria è essere:

  • Umanocentrica o centrata sull’uomo promuovendo i talenti, la diversità e l’empowerment
  • Resiliente nel senso di essere agile e abilitata da tecnologie flessibili e adattabili
  • Sostenibile nel senso indirizzare le azioni sulla sostenibilità ambientale e sociale.

Riferimenti: Industriy 5.0 https://research-and-innovation.ec.europa.eu/research-area/industrial-research-and-innovation/industry-50_en

In Italia all’interno del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza vi è una sezione denominata Transizione 5.0 dedicata alla “Implementazione dei processi produttivi a un modello energetico efficiente e sostenibile”.

Riferimenti : Transizione 5.0

https://www.italiadomani.gov.it/content/sogei-ng/it/it/Interventi/investimenti/transizione-5-0.html

Da quello che ho compreso in estrema sintesi penso si potrebbe dire che la Transizione 5.0 incentiva investimenti in ambito digitale e in sistemi che favoriscono il risparmio energetico compresa l’autoproduzione di energia.

La digitalizzazione va sicuramente nella direzione di rendere le tecnologie più flessibili e adattabili e facilitare il lavoro delle persone.

Si parla di tecnologie per ridurre l’impatto ambientale

La formazione delle persone è mirata alla digitalizzazione e all’impiego di queste nuove tecnologie

Industria 5.0 come fa ad essere resiliente ed umanocentrica?

Non ho trovato però lo spazio che mi aspettavo per una industria che sia centrata sulle persone e resiliente.

La resilienza secondo l’enciclopedia Treccani è la capacità di resistere e di reagire di fronte a difficoltà, avversità, eventi negativi e altro. Per questo occorre non lasciarsi abbattere, occorre sviluppare la capacità di “risalire” attivando risorse interne ed esterne.

La resilienza diviene così una strategia che permette non solo di farci superare una crisi, ma anche per prevenire le crisi.

Non vi è alcun riferimento alle nuove modalità organizzative necessarie  perché le persone trovino la motivazione intrinseca necessaria per fronteggiare un mondo lavorativo e sociale molto veloce e complesso.

Nel corso di questi ultimi 20 anni molte delle prime aziende capitalizzate in borsa a livello mondiale hanno adottato questo approccio. Fra queste ci sono anche diverse aziende che non sviluppano software.

Il management Agile o business agility è un insieme di capacità organizzative, di comportamenti e modalità di lavoro, che consentono all’azienda la libertà, la flessibilità e la resilienza per continuare a produrre valore indipendentemente dal futuro.

Non possiamo vivere di slogan che sostengono di mettere le persone al centro per poi non cambiare modalità relazionali e organizzative.

Non comprendo perché nessuno sollevi la domanda su quali siano i modelli organizzativi possibili per l’industria 5.0, che non possono essere quelli dell’industria 3.0 e 4.0.

L’approccio Agile, integrato con quello Lean può essere la risposta per l’Industria 5.0 ma non ne parla nessuno al di fuori del mondo del software.

Qualcuno saprebbe spiegarmi il perché?

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